Un paese in posa. Il progetto fotografico di Giulia Caminada diventa realtà nelle vie del borgo di Barni , Como. Visibile 0/24 ha come protagonisti chi si sente di Barni e gli oggetti della cultura contadina...superati ma non tutt'altro che dimenticati

Nel triangolo lariano, il borgo di Barni si mette in mostra tra dialetto,
mestieri, oggetti d'altri tempi, canto popolare e
prodotti locali che fanno da cornice a:

"UN PAESE IN POSA.
GH'EVA UNA VÖLTA A BARNI"

Antichi mestieri, oggetti d'altri tempi, dialetto lombardo, tornano nelle strade di Barni da protagonisti in linea con l'obiettivo della Regione Lombardia di riscoperta e tutela della lingua, delle tradizioni locali, della promozione del territorio e della sua conoscenza.

Barni, caratteristico borgo del Triangolo Lariano con la sua chiesetta romanica di San Pietro e Paolo, gioiello architettonico che si è aggiudicata il primo posto nel censimento 2016 de "I luoghi del Cuore" del FAI per la provincia di Como, ha saputo mantenere nella sua storia quella dimensione fuori dal tempo che racconta l'Italia più autentica. Tra paesaggi naturali, arti e mestieri, aie e corti, vicoli e percorsi che riconducono al fascino genuino del "come una volta".

"Un paese in posa", il progetto fotografico realizzato da Giulia Caminada per sottolineare il sentimento di appartenenza e di identità della comunità di Barni, a distanza di tre anni è più vivo e attraente che mai.

Grazie a CulturaBarni, alla Regione Lombardia per l'anno della Cultura 2017/2018, al Comune di Barni, alla Comunità Montana del Triangolo Lariano, alla Fondazione Provinciale Comasca Onlus, alla Pro Loco e al Gruppo Alpini di Barni, ai partner Associazione Volo Sopra la Vallassina, alla Rete Italiana di Cultura Popolare, a Twletteratura dal 30 settembre "Un paese in Posa" diventa una Galleria Fotografica negli scorci più significativi del borgo antico di Barni per raccontare a cielo aperto la comunità e la sua storia, i suoi oggetti di un tempo, senza fare code, 24 ore su 24.

Una retrospettiva che dà modo ai visitatori di entrare nelle radici di una comunità eletta a simbolo dell'Italia più genuina in uno scenario ambientale naturale e rilassante. Antichi mestieri, oggetti d'altri tempi, dialetto lombardo, tornano nelle strade di Barni da protagonisti in linea con l'obiettivo della Regione Lombardia di riscoperta e tutela della lingua, delle tradizioni locali, della promozione del territorio e della sua conoscenza.  

Per questo Barni il 30 settembre e il primo ottobre è in festa. Per rivivere l'atmosfera di un tempo nelle 13 corti aperte per l'occasione lungo il percorso fotografico tutto il paese è addobbato a festa. Con l'aiuto di mediatori locali dialettali si possono apprendere usi e costumi di un tempo grazie ai mediatori linguistici dialettali che accompagnano i visitatori lungo il percorso fotografico e nella conoscenza della realtà locale e della sua lingua (durata 45 minuti). Nelle 13 corti aperte per l'occasione si vivono scene di vita contadina grazie alla presenza di 60 figuranti del Gruppo Folcloristico della Val Cavargna che, ospiti speciali i Vallassina, preparano anche degustazioni di piatti tipici che riportano ai sapori della tradizione lombarda. Dagli gnocchi fatti a mano al voltadel e alla matuscia, due piatti tipici della Val Cavargna, dalle castagne bollite alla rasumada (uovo sbattuto con vino), dal caffè del pugnatin (ricetta dei nostri vecchi) al formaggio zancherlin, fino alla medrical, caramella di zucchero alla genziana che si vanno ad aggiungere alle specialità locali preparate dagli Esercenti e Associazioni locali.  Il programma del fine settimana è molto intenso. Grande spazio viene dato al canto popolare capace di aggregare le persone e mantenere viva la tradizione con diversi momenti musicali e due concerti gratuiti.  Si inizia sabato 30 settembre alle ore 14 alla Scuola dell'Infanzia di Barni con il convegno "Canto popolare. Esperienze a confronto" a cui partecipa la Corale Bilacus di Bellagio, il Coro Gruppo Alpini di Canzo, il Coro Cumpagnìa di Nost di Canzo e i Sulutumana e Antonello Marieni. La giornata entra nel vivo alle ore 16 nella piazza della Chiesa con l'inaugurazione del Percorso fotografico Un paese in posa alla presenza delle Autorità Locali, di Giulia Caminada, ideatrice del progetto, e di Cristina Cappellini, Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia. Anche
i visitatori possono esprimere la loro gioia cantando alcune canzoni popolari durate diversi momenti musicali come le improvvisazioni di canto popolare sabato alle 16,15 in Piazza Pio XI e il concerto di Livio Gaio Van de Sfroos Tribute Band alla sera alle 20.30. Domenica si prosegue con uno stage di canto popolare polifonico con l'Associazione Voci di Mezzo a partire dalle 14 e alle 16, con il concerto dei Sulutumana.

La scoperta delle tradizioni e della galleria fotografica prosegue per tutta domenica 1 ottobre dalle 9 alle 18 quando è previsto un Mercatino a KM 0 dove comperare prodotti enogastronomici e artigianali o visitare uno dei gioielli di Barni: la graziosa chiesetta romanica di San Pietro e Paolo, luogo di culto che domina il borgo antico e prima classificata nella provincia di Como tra "I luoghi del cuore" del FAI. Per poter iniziare gli interventi di rifacimento programmati gli abitanti e i villeggianti hanno un intenso programma di iniziative atte a raccogliere i fondi necessari tra cui una lotteria con ricchi premi.

"Un paese in posa" è l'occasione per scoprire il centro storico di Barni anche dopo il fine settimana di festa. Esso riserva ai visitatori attenti alle vestigia del passato molti scorci discretamente conservati, tipici dell'architettura spontanea contadina come lobbie, portali con pregevoli contorni in pietra, cortili, edicole sacre, vicoli con sottopassi a volta che hanno conservato il loro aspetto tortuoso originario. E godere del clima familiare, di ospitalità, di accoglienza, di amicizia e di condivisione, di cordialità tipica contadina pervade Barni e tutto il territorio circostante. "Un paese in posa" è un esempio sotto gli occhi di tutti di valorizzazione dell'identità culturale del Triangolo Lariano e del paesaggio come patrimonio naturale, sociale, monumentale, artistico. Con questo progetto il dialetto torna nelle vie, riemergono le radici di una storia secolare ricca di gusto e tradizioni, come elemento di rilancio culturale e turistico del territorio del Triangolo Lariano.
L'appuntamento è di quelli da non perdere: Barni riserva mille e una sorpresa...

È con orgogliosa soddisfazione che CulturaBarni presenta questa iniziativa frutto della collaborazione con Giulia Caminada, con la Regione Lombardia, la popolazione della comunità di Barni e le Associazioni. Un museo foto–etnografico, all'aperto, senza biglietti, senza file, aperto 24 ore su 24, dove la fruizione delle immagini e dei contenuti, è arricchita dal contesto del centro storico, espressione dell'architettura spontanea contadina medioevale. La costante compresenza della lingua locale accompagna il visitatore nella pace e nella quiete dei nostri vicoli. Qui è possibile scoprire, o anche solo ricordare, oggetti della vita quotidiana di un tempo e, spesso, evocativi di piacevoli reminiscenze legate all'uso che da bambini ne avevamo visto fare dai nostri nonni. L'evento spazia dal canto popolare alla riproposizione da parte del Gruppo Folcloristico Val Cavargna di scene di vita contadina nelle corti e nelle vie del centro storico. L'iniziativa si è aggiudicata il patrocinio e il coinvolgimento degli enti pubblici, partner e sostenitori ai quali va il nostro ringraziamento. Insomma un appuntamento da non mancare. Barni e la sua gente Vi aspettano numerosi!



Patrimonio identitario e prezioso veicolo comunicativo, la lingua lombarda, in tutte le sue declinazioni e varietà, è una risorsa da tutelare e salvaguardare.
Con l'approvazione delle linee strategiche per la cultura messe a punto dalla nuova legge regionale "Politiche regionali in materia culturale – Riordino normativo", Regione Lombardia ha introdotto tra le priorità in campo culturale proprio la salvaguardia e valorizzazione della lingua lombarda, componente essenziale dell'identità sociale e storica del nostro territorio, che si esprime nella grande varietà delle singole voci locali. Queste sono, per la loro originalità e peculiarità, tratti distintivi delle comunità lombarde ed è importante che, anche attraverso azioni sperimentali, ne siano favorite la conoscenza, lo studio, la valorizzazione e ne sia garantita la trasmissione alle future generazioni.

Per queste motivazioni e per la qualità del progetto, Regione Lombardia sostiene "Barni. Un paese (lombardo) in posa. Ritratto linguistico di una comunità" e la performance di lingua locale "Il dialetto torna per le vie", in programma nei giorni 30 settembre e 1° ottobre 2017, un percorso linguistico-culturale ideato e realizzato dall'Associazione culturale CulturaBarni, che vede collocate in vari punti e lungo le strade di Barni le fotografie scaturite da una recente sperimentazione fotografica intitolata "Un paese in posa", in cui sono ritratti ben 700 abitanti del luogo.
Il percorso dei ritratti segue, contemporaneamente, un circuito toponomastico, linguistico, ergologico e gastronomico per far rivivere il vecchio nucleo del paese; ogni corte inoltre propone un antico mestiere con facilitatori linguistici dialettali e mediatori culturali esperti.
Sarà quindi una vera e propria festa all'insegna della riscoperta del dialetto e delle nostre radici culturali, con spettacoli di musica popolare per le vie del paese e nei principali luoghi pubblici, locali, ristoranti ed angoli all'aperto di particolare bellezza. Ma non solo le tante attività performative animeranno il paese in questa particolare occasione, accanto a queste anche momenti di approfondimento come il convegno dedicato al canto popolare in collaborazione con la Rete Italiana di Cultura Popolare. Un programma molto ricco e di alto pregio a cui destino tutto il mio plauso e il mio augurio di grande successo. "Il dialetto torna per le vie" è una vera e propria testimonianza volta a tutelare un tassello fondamentale dell'identità di tutta la Vallassina e della Lombardia, un'iniziativa in grado di raccontarne la storia e le tradizioni, obiettivo mai sopito e oggi più che mai doverosamente istituzionale.
 
Ci sono molti modi per raccontare la storia di un Paese: quello degli archivi, delle commemorazioni, dei racconti tramandati di generazione in generazione e così di seguito. La via scelta da Un paese in posa. Gh'eva una volta a Barni è certo più affascinante, di sicuro più originale, forse unica. Rivedersi e rievocare il trascorrere del tempo, attraverso le immagini dell'esposizione fotografica a cielo aperto   realizzata da CulturaBarni, con gli scatti di Giulia Caminada lungo le vie del paese, è qualcosa che coinvolge ciascuno di noi. Persone ed oggetti prendono vita e ci fanno riscoprire le nostre origini legate ad un territorio che è un'eccellenza riconosciuta ed ammirata in tutto il mondo. Il progetto realizzato a Barni, che ha unito le sinergie di molti, rappresenta un patrimonio culturale e sociale collettivo, che merita di essere condiviso e che rende orgoglioso l'intero Triangolo Lariano.

Un tempo vi erano solo le cartoline a rappresentare i luoghi, di soggiorno piuttosto che di dimora; poi vennero le pubblicazioni e, in tempi recenti, il web. Indistintamente ognuno di questi mezzi di comunicazione ha avuto quasi esclusivamente quale oggetto e messaggio da veicolare un luogo o un paesaggio quale rappresentazione di fascino o di una emozione. Il Colosseo significa Roma, Piazza San Marco Venezia, Ponte Vecchio Firenze. Testimonianze si destinate a durare all'infinito e quindi da assurgere quale assoluto manifesto per la rappresentazione ideale e identitaria di una società, prettamente urbana, ma nelle quali l'oggettività ha il sopravvento sulla soggettività, su coloro cioè che nel tempo ed a vario titolo hanno "costruito" quel manifesto.
L'idea di voler rappresentare una comunità con i suoi protagonisti e non già o non solo con i luoghi di dimora racchiude da sola in sé la vera differenza con la società così come intesa nei nostri Paesi, sinonimo cioè di realtà depositaria di valori, di tradizioni del passato da trasmettere in un prossimo futuro; valori condivisi tra persone che sentono di essere legate assieme da una comune esperienza. Fermamente convinto che la perdita delle comunità abbia prodotto un declino negli standard morali, una maggior instabilità sociale ed una eccessiva individualità, auspico che il processo di deurbanizzazione in corso possa riportare le persone ad un legame comune fatto di esperienza, identità e valori. Una comunità espressione di volti soprattutto.
Il progetto fotografico "Un paese in posa. Ritratto fotografico di una comunità" è stato un susseguirsi di azioni comunitarie che ora trova, nella galleria fotografica a cielo aperto lungo le vie del vecchio nucleo di Barni, un altro dei suoi momenti significativi. Tornano per strada 40 oggetti perduti, in uso a Barni anche solo fino a una quarantina di anni fa e gettano un ultimo sguardo su una socialità genuina ma in via di una inarrestabile, forse giusta, trasformazione. Non il paese, non il tessuto urbano, non le vie e i monumenti a fare da sfondo alla ricerca, ma singoli sguardi, pose solitarie o di piccoli gruppi posti su fondo neutro, estrapolati dalle difese offerte da sempre dalle proprie mura. E gli oggetti. A testimoniare che le cose hanno un'anima, sono pegno della reciprocità e del ricordo. Ad essi è legata la memoria storica della gente, soprattutto di quelle generazioni che hanno vissuto da protagonisti il passaggio dalla civiltà della parsimonia a quella del consumismo, che proprio in questi anni è attraversata da una profonda crisi. L'avvento dell'era industriale ha quasi cancellato la cultura contadina, della quale si conservano ancora deboli ma significative tracce sparse qua a là. Oggetti conservati negli scantinati, in qualche ripostiglio, nelle antiche corti, sono ancora presenti a Barni e hanno conservato l'antica destinazione d'uso ma non sappiamo più quale fosse la loro primitiva funzione, soppiantati da attrezzature moderne. L'aver cercato di accoppiare persone e cose è un ritratto della memoria e una lettera al futuro. Interagire con gli abitanti del paese con la macchina fotografica mi ha permesso di trasformare un rito in una fabbrica di valori, di usare uno strumento visivo per rinsaldare concretamente i legami sociali. Non solo fra me e le persone fotografate, ma anche fra le persone che hanno voluto essere parte del progetto. Il filo conduttore è stato il sorriso. Non me l'aspettavo, ma in fondo lo speravo ed ero curiosa di vedere quale sarebbe stato l'effetto al momento conclusivo della mia antropologia della fotografia in cui le persone si sarebbero rispecchiate nelle fotografie esposte lo scorso anno in mostra e pubblicate nell'omonimo libro fotografico. Ora, con la galleria a cielo aperto, gli oggetti e il loro suono dialettale tornano nelle vie e per questo sono grata al paese, che con entusiasmo ha accolto la sua realizzazione, e a CulturaBarni, che ha voluto realizzarla. Perché continui, si concluda e ricominci il gioco identitario di una comunità.


Giulia Caminada, nata nel 1969 e residente a Barni, ha conseguito la Laurea in Lettere all'Università degli Studi di Milano e, oltre a dedicarsi all'insegnamento, svolge attività di ricerca linguistica e antropologica applicata alle tradizioni del focolare prealpino. Giulia ha negli ultimi tre anni approcciato la fotografia come strumento di ricerca, documentazione, comunicazione e arte. E' nato così il catalogo "Un Paese in Posa. Ritratto fotografico di una comunità", edito da Silvana Editoriale, naturale evoluzione dell'autoritratto linguistico della comunità barnese confluito una decina di anni fa nel "Vocabolario del dialetto di Barni". Nel 2014 è stata nominata dalla Rete Italiana di Cultura Popolare 'Cercatrice di traccia', figura che si distingue nella comunità per il suo lavoro di ricerca etno-antropologica e per gli studi del territorio di riferimento.



Insegnante e cultrice, nell'accezione più ampia del termine, delle tradizioni popolari, di Como e del territorio, è nata e vive nel piccolo comune di Barni. Ha già dato diverse e qualificate prove del suo amore per la sua terra e la sua gente ricercando e scrivendo su molti argomenti locali. Molto orgogliosa delle sue origini, Giulia Caminada definisce senza enfasi o retorica d'occasione «un paese sostanzialmente immutato. Una comunità di pochi cognomi e tanti soprannomi, chiusa in sè stessa, ma non ostile. Una comunità solidale in cui la lingua, quella antica, che taluni si ostinano a chiamare 'dialetto', le tradizioni, il gusto dell'artigianato e il senso della (poca) terra sono rimasti quasi incredibilmente saldi in un mondo in vorticosa globalizzazione». Questo è senz'altro un modo stringato ed essenziale per presentare Barni nella sua consapevole identità, sapendo collegare la storia, il costume, i valori e, soprattutto, la dignità di un paese «costruito a misura d'uomo».
Ora la conclusione della ricerca e della sua realizzazione visiva e fotografica sta nella coralità e partecipazione vasta e condivisa da parte degli abitanti di Barni. Il visitatore che segue il percorso fotografico incontra l'identità di un intero paese attraverso le immagini collocate lungo le vie. La galleria fotografica "Un Paese in posa" contribuisce in modo concreto e positivo a riscoprire il valore dell'individuo e dei suoi oggetti nella comunità.

"Alcuni tipi assai importanti di tradizione sono propri di un luogo, e non possono essere facilmente trapiantati. Si tratta di beni preziosi, ed è assai difficile ristabilirli una volta che siano andati perduti" (Karl Popper).
La Fondazione Provinciale della Comunità Comasca Onlus si impegna a tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale della nostra provincia e vi aspetta a Barni per scoprire la sua storia con Un paese in posa


Era il 1953 quando il fotografo statunitense Paul Stand si diresse a Luzzara per ritrarre quella comunità che Cesare Zavattini, natio di quel piccolo luogo della Bassa reggiana, gli aveva suggerito come scenario ideale per documentare in presa diretta l'Italia più vera e genuina. La collaborazione tra i due diede alle stampe Un Paese, primo esperimento di libro fotografico che, al di là del significativo intreccio di arti e culture diverse, rappresentò in quel tempo uno spaccato storico e sociale dell'Italia del dopoguerra. Stand lavorò al progetto adottando il metodo etnografico, forte di una profonda interazione fra il "regista" e i soggetti, attivi e partecipativi. Quel rapporto stretto fra luogo, comunità e cultura, che sottolinea un grande desiderio di appartenenza e di identità, è alla base dell'appassionata ricerca che Giulia Caminada ha affrontato nella comunità di Barni, suo paese natale in provincia di Como. Il suo lavoro, "Un paese in posa", insieme atlante, mosaico e archivio di una realtà locale che nel corso del tempo non ha mai scordato le proprie radici, è invito alla partecipazione e affermazione di un'identità comune che scavalca ogni logica individualista. Ognuna delle 700 persone ritratte nelle oltre 400 immagini scattate da Giulia ha voluto fortemente prendere parte a un ritratto collettivo, accogliendo l'invito a compiere il "gioco performativo" necessario alla sua realizzazione. La prima consisteva nel percorrere il tragitto che conduce al teatro di posa delle riprese fotografiche: lo spostamento fisico verso il luogo prestabilito, un vicolo adiacente la parrocchia del paese, è il primo gesto di affermazione della propria volontà di partecipazione che rimandava a una sorta di processione e che anticipa un rituale. La seconda azione si compiva nel momento della messa in posa, quando ciascun soggetto si prestava alla rappresentazione di sé come individuo e come parte di un gruppo, o meglio si affermava in un'auto-identificazione e auto-rappresentazione che aggiungeva un tassello unico e specifico all'interno del grande mosaico ritratto della comunità. A rafforzare questo concetto, il fatto che molti abitanti del luogo abbiano scelto di farsi fotografare con un oggetto simbolico, caro o tradizionale, portatore di memoria o simbolo di una generazione. Come ad esempio Giovanni che, proprio come in uno dei ritratti di Stand scattato a un contadino di Luzzara, regge in mano un attrezzo agricolo, in questo caso simbolo di un'attività scomparsa ma di una "sapienza" che è sempre viva nella memoria collettiva della comunità. Il grande album di famiglia composto da Giulia Caminada è un serbatoio di vita vissuta, risultato di un accattivante progetto che risalta con grande autenticità le radici di un territorio e insieme la passione dei suoi abitanti. Barni è un paese ben impresso nella memoria e nel cuore di chi ci vive. E di chi lo vive...


 Sabato 30 Settembre

Ore 14.00, CulturaBarni organizza il convegno Canto popolare: esperienze a confronto, nell'Aula Magna della Scuola dell'Infanzia di Barni. Il convegno è un viaggio lungo le tradizioni e la saggezza popolare declinata tra le note di una musica dal sapore antico, capace di essere guida per le generazioni future e fonte inesauribile di conoscenza. Un momento di riflessione sul tema della musica popolare nel Triangolo Lariano.
Antonio Damasco, direttore della Rete Italiana di Cultura Popolare, approfondisce il tema del complesso mondo della musica popolare dal punto di vista della Rete. Segue un momento di confronto sull' importanza della storia musicale di ciascun gruppo da parte di Isidoro Taccagni, maestro della Corale Bilacus di Bellagio, del maestro del Coro del Gruppo Alpini di Canzo, di Antonio Corti presidente della Cumpagnìa di Nost di Canzo, di Gian Battista Galli del gruppo musicale Sulutumana, di Antonello Marieni. Al Convegno partecipano i rappresentanti delle Istituzioni locali e Cristina Cappellini, Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia. Il convegno è ad entrata libera.

Ore 16.00 – 22.00 Inaugurazione del percorso Barni Un paese in posa. Esposizione fotografica nelle vie di Barni e racconti di vita contadina con il Gruppo Folcloristico della Val Cavargna nelle  corti e nelle strade di Barni.

Ore 16.15, in Piazza Pio XI Improvvisazione di canto popolare con i bambini della Scuola dell'Infanzia di Barni e le loro insegnanti, i Sulutumana, il Coro di Barni, il Gruppo Folclorico della Val Cavargna e... tutti coloro che vogliono cantare.

Ore 17.00, Visita guidata al percorso fotografico con un mediatore linguistico dialettale. Partenza da Piazza Pio XI. Durata 45 minuti.

Ore 20.30, in Piazza Pio XI, Livio Gaio Van De Sfroos Tribute Band. Concerto gratuito
Livio Gaio Van De Sfroos Tribute Band è seguace e amico dell'"originale" sin dagli inizi. Livio è l'interprete perfetto delle canzoni di Davide Bernasconi ed è un bravo cantautore. Suona con i musicisti che hanno collaborato con il cantante laghéé per far conoscere la musica folk made in Como. A Barni, Livio, voce, chitarra e armonica, sarà accompagnato da Maurizio "Gnola" Glielmo alla chitarra elettrica, Nicola Gallo alla fisarmonica e Roberto Merlo alle percussioni.




Ore 9.00 -18.00, Visita libera a "Barni. Un paese in posa." con il Gruppo Folcloristico della Val Cavargna nelle corti e nelle strade di Barni. Mercatino Km0 con cibo di strada locale lungo le vie C. Colombo e A. Volta.

Ore 11.00 - 14.00 - 17.00, Visita guidata al percorso fotografico con un mediatore linguistico dialettale. Partenza dalla Piazza Pio XI Un Paese in posa. Durata 45 minuti.

Ore 14.00 - 16.00, in piazzetta via C. Colombo Laboratorio gratuito di canto popolare a cura dell'Associazione Voci di Mezzo (su prenotazione, massimo 20 iscritti). I partecipanti apriranno il concerto dei Sulutumana.

Ore 16.00, in Piazza Pio XI Concerto gratuito dei Sulutumana (dal lombardo sul'utumàna, "sul divano"). Il progetto musicale dei Sulutumana nasce nel 1998 quando Gian Battista Galli e Michele Bosisio, fondatori del gruppo, incontrano Francesco Andreotti e Nadir Giori. Nascono così le prime canzoni originali a firma Sulutumana.
Quella che fino ad allora era stata una cover band diventa una proposta nuova nel panorama musicale italiano.
Nel 2000 realizzano il primo demo-cd, grazie al quale vincono il "Premio Tenco – Targa Imaie" come miglior gruppo inedito. Per l'occasione si esibiranno sul palcoscenico del Teatro Ariston di San Remo.
Sono all'inizio di un cammino entusiasmante e di una carriera ricca di soddisfazioni. Oggi il nucleo della band è costituito da Gian Battista Galli (voce, fisarmonica), Francesco Andreotti (pianoforte, tastiere, fisarmonica) Nadir Giori (contrabbasso, basso elettrico), Angelo Galli "Pich", (cori, aggeggi, flauti), Beppe Pini (chitarre), Marco Castiglioni (batteria, percussioni).
Ad oggi la band ha composto circa 180 canzoni, raccolte in 5 album, 4 cd per bambini, un audiolibro.
La musica dei Sulutumana è un intreccio di strumenti e di generi sapientemente miscelati in un misto di folk, pop e musica d'autore di eccellente qualità. Energici e raffinati, colti e popolari, intensi e leggeri allo stesso tempo, questo sono i Sulutumana, e per questo il loro concerto è un distillato di emozioni, sorpresa e divertimento allo stato puro. Dal 2001 fino ad oggi hanno collezionato più di 800 esibizioni dal vivo in Italia, Svizzera e Germania. www.sulutumana.net


ALTRE INFORMAZIONI

La graziosa chiesetta romanica di San Pietro e Paolo, a 5 minuti a piedi dal borgo, è aperta domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Durante l'evento è possibile fare delle visite guidate a cura di alcuni alunni delle Scuole Medie "G. Segantini" di Asso.

La Giostra Creativa mette a disposizione di grandi e piccini una tela di 25 metri da dipingere liberamente con mille colori.

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