FrankenBierFest 2019


Servizio a cura di Stefano Coccia
(Foto: Michela Aloisi)


Seconda esperienza consecutiva al capitolino FrankenBierFest. La prima da giornalista accreditato. E nonostante condizioni atmosferiche non sempre clementi, l'impressione è che questo appuntamento stia diventando ormai imprescindibile, per gli appassionati della buona birra; sia per la qualità delle selezioni che per il clima vivace, gioviale, che si crea ogni anno in una location già suggestiva di suo, come la Limonaia di Villa Torlonia.



Lo abbiamo accennato in apertura: questa quinta edizione dell'evento dedicato alle birre della Franconia, piccola regione a nord della Baviera i cui birrifici storici possono essere considerati alla stregua di santuari, si è dovuta subito confrontare coi piccoli fastidi generati dal maltempo. Un clima quasi da Pasquetta romana, per intenderci, che si è fatto sentire soprattutto nel weekend. La manifestazione si è difatti svolta tra il 12, 13 e 14 aprile. Domenica 14 è per l'appunto il giorno in cui abbiamo deciso di fare capolino a Villa Torlonia. E vista la pioggia scesa nel pomeriggio, anche solo raggiungere i bagni esterni tra erba bagnata e fanghiglia dava un po' l'impressione di essere a Woodstock! Ma questo non ha limitato certo il divertimento, anzi... 

L'atmosfera gaudente che si respirava tanto al coperto, tra fusti di birra e spine incessantemente al lavoro, tanto nei tavolinetti disposti fuori sotto la protezione di qualche ombrellone, non ci ha messo poi tanto a contagiarci. E la piacevolezza delle bevute ha fatto ovviamente la parte del leone. Questo piccolo grande festival della cui organizzazione si occupano Publigiovane Eventi e gli intenditori di Ma che Siete Venuti a Fà, tempio della birra trasteverino, è capitato sin dall'inizio in mani a dir poco esperte. Cediamo pertanto la parola a uno dei maggiori artefici di tutto questo, ossia Manuele Colonna, esperto conoscitore della Franconia, che anche quest’anno si è occupato della selezione dei birrifici e delle birre presenti all’evento:
"Storicamente questo territorio, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, è rimasto molto isolato, non si è aperto all'industrializzazione ed è da sempre legato ai suoi ritmi originari e alle tradizioni locali. Tra queste la più grande è la produzione di birra artigianale, attività volta al sostentamento di molte famiglie che, oltre a questa, producevano anche altri beni come il pane, o provvedevano alla macellazione della carne. Il commercio birrario, quindi, aveva come destinatari i consumatori locali, che si riunivano nelle locande per bere le birre della casa. In questa regione esistono ancora dei birrifici rimasti fermi all’Ottocento, anche per strumentazione e ricette che vengono ancora tramandate di padre in figlio. In passato esistevano molti birrifici comunali, di cui oggi ne restano pochi esempi, dove le famiglie andavano a turno a fare birra per poi servirla al resto del villaggio. Al FrankenBierFest vogliamo ricreare le atmosfere tipiche della Franconia, portando a Roma la storia, la tradizione e la cultura birraria di questa terra. È un evento dove si può scoprire il vero senso della birra da bere, con un fondo culturale e un’intera regione da scoprire".



Una particolarità di quest'anno da cui siamo stati ulteriormente stimolati è stata la possibilità di degustare birre realizzate in stile francone da produttori nostrani e non. Durante il festival si è avuto modo di conoscere, grazie a questa novità, non solo i prodotti della tradizione della regione tedesca, ma anche le loro interpretazioni create dai birrai italiani (fra cui Elvo, Altavia, Mukkeller, Birrificio Italiano) e internazionali. Dovendo fare delle scelte, con tanta varietà davanti agli occhi, ci siamo letteralmente tuffati in un boccale della Keller Pils prodotta dal birrificio Altotevere: non una delle bevute migliori del FrankenBierFest 2019, considerata l'accanita concorrenza germanica, ma di sicuro fresca, beverina, stuzzicante.



Per il resto abbiamo privilegiato gusti più marcati. D'altronde, persino quando ci capita di fare un salto al ristorante bavarese di Roma, mitico Lowenhaus, il nostro vero "guilty pleasure" è rappresentato dalle birre affumicate di Bamberga in bottiglia. E proprio della celeberrima Bamberg proviene uno dei birrifici da cui abbiamo attinto più volentieri a Villa Torlonia, ovvero Heller-Trum Schhlenkerla, la cui Märzen ci ha inebriato con la sua pastosità. Appena un gradino più in basso l'affumicata prodotta da Eichhorn Dörfleins, erede dello storico birrificio Schwarzler Adler, una Rauchbier che servita alla spina è risultata poi non meno allettante .



C'è da dire che la possibilità di giostrarsi i gettoni appena cambiati, alternando bevute più consistenti e piccoli assaggi, ci ha consentito di spaziare molto. Come rinunciare, per esempio, al sentore più corposo, aromatico, della Absolvinator Doppelbock di  Meinel Bräu, birrificio di Hof tra i maggiori dell'intera rassegna? Ma in un contesto del genere anche bere una "semplice" Weiss può lasciare piacevolmente sorpresi. Non si tratta ovviamente dei marchi più grandi serviti solitamente nei pub. Ed è andata proprio così con la gustosissima Weizen del birrificio Will di Schedendorf. Ci fa poi particolarmente piacere citarla in chiusura, questa azienda gestita dal lontano 1742 dalla stessa famiglia, la famiglia Will, per un dettaglio pittoresco e accattivante: pare infatti che il capofamiglia e attuale proprietario sia un acceso tifoso della Ferrari. Chapeau. Anzi, Wunderbar!


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